di Marco Zanchi, Francesco Rubino, Chiara Langè
Il metodo di calcolo utilizzato per la lettura di dati di bilancio non può essere qualificato in termini di falsità o verità essendo l’espressione di un apprezzamento di tipo valutativo che origina dall’impiego di modelli matematico-finanziari (nel caso di specie, la Corte ha affermato che il calcolo del mark to market non esprime un valore concreto ed attuale, ma esclusivamente una proiezione finanziaria basata sul valore teorico di mercato e pertanto non può essere assoggettato ad un giudizio di verosimiglianza). La distinzione tra “fatto” aziendale e “valutazione” non è sempre e chiaramente individuabile: le stime e le previsioni effettuate in sede di redazione di bilancio, anche se svolte con metodologie matematico-scientifiche appropriate, richiedono valutazioni, scelte ed indirizzi (dettati della dinamicità della fotografia aziendale) che non possono espungere completamente una variabile di soggettività . Risulta, pertanto, insita nella redazione del bilancio stesso una componente soggettiva tale per cui la sua formazione, per quanto fondata su determinati dati empirici e volta a fotografare la situazione patrimoniale dell’impresa in un dato momento storico, risulta comunque legata alla scelta di un metodo di valutazione. L’esposizione di bilancio oggetto del procedimento (basata sul metodo mark to market) non è dunque un fatto storico – la cui verità è evidente di per sé – ma una dichiarazione di scienza per cui non è ammesso alcun giudizio in ordine alla sua “falsità” o “veridicità”, rimanendo “un’opinione a contenuto tecnico, condivisibile o meno”.